I rivenditori online di abbigliamento sono fra i siti che più di altri seguono l’impulso delle mode, come è normale che sia. Sono anche gli ecommerce che richiamano un pubblico più ampio e potenzialmente costante nel tempo. Il problema è proprio il potenzialmente, nel senso che a volte si perdono in un bicchiere d’acqua, costituito dall’attenzione verso l’esperienza dell’utente. Secondo i dati Euromonitor la principale ragione per cui un ecommerce di abbigliamento fallisce è legata all’esperienza dell’’utente per quel che riguarda la misura e la prova degli abiti.
La sfida che molti rivenditori devono affrontare è quindi quella di trovare una modalità per consentire agli utenti di sostituire l’esperienza fisica di prova che si può fare in un negozio. E il problema è molto piàù grande di quel che si pensa. Negli USA si nota una crescita delle vendite dagli ecommerce di abbigliamento più che in altro settore, crescita legata per la maggior parte da una modifica sostanziale del merchandising e delle politiche di reso, che vanno incontro alle esigenze del cliente. Avere la possibilità di restituire facilmente e rapidamente un capo di abbigliamento, ricompensa l’impossibilità di poterlo provare indossato e di poterne toccare con mano la consistenza. In poche parole facilita la conclusione dell’acquisto.
In numeri il problema si traduce così:
- Tasso di conversione del 2% per il settore dell’abbigliamento, percentuale che non considera il valore nel tempo che può avere un cliente perso.
- I costi legati al reso (trasporto, magazzino, spese di gestione…)
- Le maggiori difficoltà operative, un numero alto di resi causa anche la crescita delle ore di lavoro e del numero di persone necessario per svolgerlo.
Secondo i dati dell’Euromonitor presentati a dicembre 2014 al “Fashion Etailing and Innovation Hotspots” gli ecommerce di abbigliamento devono adottare strategie che consentano agli utenti di provare prima di acquistare. Ecco perché si consiglia l’adozione di un sistema di camerino virtuale.
Sono molte le aziende che hanno sviluppato software (Virtusize, Fits.me, True Fit, Clothes Horse) in grado di creare dei veri e propri camerine virtuali dai utilizzare nei siti ecommerce. Gli utenti inseriscono le proprie misure fisiche (altezza, busto, vita, fianchi e braccia) e il software crea un manichino virtuale che mostra come l’abito scelto si adatta a quelle forme, suggerendo la taglia più adatta.
Per quanto l’utilizzo di questi software sia ottimale e di sicuro una soluzione valida per risolvere molte problematiche legate all’acquisto online dell’abbigliamento, non è sufficiente. Il passo precedente da compiere è quello di fornire un’esperienza valida all’utente: inserendo informazioni utili, facilità di navigazione, processo di acquisto semplice e comprensibile e ovviamente utilizzo del camerino virtuale che sia immediato e comprensibile, anche per i meno avvezzi all’utilizzo del web. Senza tutto ciò il camerino virtuale da solo non farà aumentare le vendite.
Come funziona un camerino virtuale
Vediamo in pratica come funziona una camerino virtuale e quali sono le problematiche che si possono riscontrare.
Siamo sul sito di Twin Set, disponibile in diverse lingue e che utilizza Fit.me. Cominciamo con il dire che il camerino non è disponibile per tutti i prodotti, prima di trovarne uno abbiamo aperto diverse schede prodotto. Ne troviamo uno e clicchiamo su Provalo in alto a destra. A dire il vero poco visibile, probabilmente per fare in modo che l’utente utilizzi questo tool bisognerebbe dargli una maggiore visibilità.
Una volta cliccato si apre un pop-up, pochissimi secondi di attesa, e si apre un form per inserire le proprie misure. Per ognuna vengono fornite istruzioni su come prenderle in maniera più accurata.
Se le misure non sono corrette o coerenti con un fisico umano e in questo caso femminile viene mostrato un messaggio di errore che ci informa che non esiste un immagine che possa rappresentare adeguatamente quelle forme.
Il primo problema che ci si pone di fronte è che quello che vediamo nell’immagine non è l’abito scelto. Ci informano, cliccando sull’immagine in alto, che l’abito che stiamo vedendo ha la stessa vestibilità di quello che abbiamo scelto. In realtà, portando l’esperienza da virtuale a reale, nessuno proverebbe un abito per comprarne un altro.
L’aspetto positivo è che il software offre la possibilità di fornire informazioni circa la vestibilità, della taglia consigliata e delle altre, per avere un’idea di dove potrebbe risultare troppo aderente o troppo comodo.
Infine, prima di completare il processo e aggiungere il capo al carrello, si apre una finestra per valutare l’esperienza utente, chiedendo di inserire commenti e valutazioni. In questo modo gli sviluppatori del software (in questo caso Fit.me) potranno trovare spunti di miglioramento.
In generale l’utilizzo del camerino virtuale è stato agevole e non abbiamo riscontrato criticità insuperabili. Quella principale è senz’altro legata al fatto che non ci è stato mostrato l’abito scelto, ma un altro simile. Questo non è un errore del software, ma un errore nella sua gestione che si ricollega direttamente alla capacità del brand di fornire informazioni adeguate e complete all’utente. Come abbiamo già suggerito il primo passaggio consiste proprio nella riorganizzazione delle modalità di comunicazione all’utente delle informazioni riguardanti i prodotti, a cui si può aggiungere il camerino virtuale come servizio aggiuntivo che completa un’offerta già consistente.
Fonte: econsultancy